La lotta alle infezioni passa anche dalla lotta ai batteri multiresistenti. Noi di AMIL Care lo sappiamo bene, e per questo abbiamo deciso di dedicare all’argomento un articolo di approfondimento. 

Iniziamo a trattare l’argomento delle infezioni dovute a batteri multiresistenti comprendendo una prima loro fondamentale differenza. A seconda del tempo di insorgenza, infatti, le infezioni si dividono in due categorie: infezioni ospedaliere (o nosocomiali) e infezioni comunitarie.  

Le prime sono quelle che insorgono durante il ricovero in ospedale, in genere dopo circa 48 ore dal momento dell’accettazione. L’emergenza Covid-19 ha messo in luce nuovamente le criticità poste da tali infezioni in un sistema sanitario fondato sull’ospedalizzazione. Le seconde sono invece quelle già clinicamente manifeste o in incubazione al momento del ricovero in ospedale.  

La categoria delle infezioni comunitarie, inoltre, può essere ulteriormente suddivisa tra “infezioni acquisite in comunità” e “infezioni correlate all’assistenza” (ICA).   

Solitamente, un’infezione si considera correlata all’assistenza se il paziente che la contrae è stato ricoverato in terapia intensiva per due o più giorni nel corso di 90 giorni dall’emergere della malattia, oppure se ha risieduto in una casa di cura; o se negli ultimi 30 giorni è stato sottoposto a una terapia antibiotica per via endovenosa, chemioterapia o trattamento di ferite; o, infine, se di recente ha frequentato un ospedale o un centro per l’emodialisi.  

Cosa sono i batteri multiresistenti?  

Invisibili, ma altamente letali: i batteri multiresistenti (MDRO – Multi Drug Resistant Organisms) o batteri resistenti agli antibiotici, sono uno dei principali nemici dello sviluppo umano. L’OMS li ha indicati tra le prime 10 minacce per la salute pubblica globale.  

Ma cosa sono i batteri multiresistenti? Si tratta di batteri resistenti a una o più classi di antibiotici oggi disponibili. Tipicamente, sono batteri associati per lo più a infezioni ospedaliere e ICA. Tuttavia, alcuni di essi sono diventati cause piuttosto prevalenti di infezioni acquisite in comunità. Questo porta a una crescita importante della popolazione a rischio.  

La diffusione dei batteri multiresistenti anche al di fuori delle strutture ospedaliere si lega all’incremento di morbilità, mortalità, costi sanitari e assunzione di antibiotici. I batteri multiresistenti sono in genere poco virulenti: a renderli più pericolosi rispetto ad altri è proprio la loro resistenza alle terapie antibiotiche conosciute.  

I batteri multiresistenti: quando compaiono

Premesso che chiunque può essere colonizzato da questi batteri, saranno le condizioni dell’ospite a determinare l’emergere dell’infezione: com’è facile immaginare, categorie più a rischio sono ad esempio pazienti immunodepressi, pazienti affetti da patologie multiple, pazienti sottoposti frequentemente a terapie diagnostiche invasive (come il trapianto di midollo o di organi solidi), pazienti sottoposti a ricoveri prolungati.

Oltre alla gravità delle condizioni cliniche, un fattore di rischio per l’insorgere dell’infezione può essere anche il trasferimento di un paziente ospedalizzato verso un altro paese o un’altra struttura.    

Il principale ente europeo preposto alla sorveglianza delle infezioni derivanti da batteri multiresistenti è lo European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net). L’azione del network si fonda su protocolli e dati riportati ciclicamente all’ECDC dai rappresentanti degli Stati membri. Il sito web dell’ECDC presenta alcune storie vere di pazienti che illustrano le difficoltà nel trattamento di infezioni di questo tipo, e quanto esse possano incidere sulla vita quotidiana.  

In Italia, si riscontra una diffusione tra le più elevate a livello europeo per molti batteri multiresistenti. La causa è da ricercarsi in diversi elementi, come un consumo elevato o inappropriato di antibiotici, una scarsa igiene delle mani, azioni di controllo e monitoraggio non sufficientemente coordinate.   

Quali sono e come agiscono i batteri resistenti agli antibiotici?

Abbiamo iniziato a parlare delle caratteristiche dei batteri resistenti agli antibiotici. Viene naturale quindi domandarsi quali siano in effetti i più comuni tra questi batteri. Attualmente, i batteri multiresistenti più diffusi sono:   

  • Staphylococcus aureus con ridotta sensibilità ai glicopeptidi (VISA);   
  • Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA): questo è il più diffuso in comunità, nonché quello che ha un maggiore impatto su morbilità e mortalità;  
  • Enterococchi resistenti alla vancomicina/teicoplanina (VRE);   
  • Bacilli Gram-negativi non fermentanti (Pseudomonas spp., Acinetobacter spp., etc.)   
  • Enterobatteri – produttori di ESBL (beta-lattamasi a spettro esteso).  

Secondo i dati raccolti nel rapporto dell’AR-ISS 2021, La percentuale di resistenza alle cefalosporine di terza generazione in Escherichia coli è in diminuzione nel 2021 (23,8%) rispetto al 2020 (26,4%), mentre un trend in calo negli anni 2015-2021 si osserva per gli aminoglicosidi (da 18,4% nel 2015 a 13,9% nel 2021) e i fluorochinoloni (da 44,4% nel 2015 a 32,5% nel 2021).   

La multiresistenza agli antibiotici, tra l’altro, ha caratteristiche diverse a seconda di diversi fattori. In generale, possiamo dire che il batterio può manifestare la sua multi-resistenza principalmente in due modi. Può avere diversi geni di resistenza, ognuno dei quali si oppone a un particolare antibiotico. L’accumulo di geni di resistenza avviene spesso su piccoli frammenti di DNA chiamati plasmidi, che possono essere trasferiti tra batteri in un singolo evento. Oppure, un singolo meccanismo di resistenza può agire contro più di un antibiotico. Ad esempio, una strategia di resistenza utilizzata da questi batteri è pompare l’antibiotico fuori dalla cellula. A volte tali pompe di efflusso possono riconoscere molte molecole, inclusi diversi tipi di antibiotici. Ciò significa che i batteri possono utilizzare una singola pompa di efflusso per respingere antibiotici diversi. Quest’attività è anche chiamata “resistenza incrociata”.  

Per quanto riguarda le parti del corpo interessate dai batteri multiresistenti, i siti più frequentemente colonizzati risultano essere il tratto urinario, la cute o tessuto sottostante per lesioni da pressione, il tratto gastrointestinale e le vie respiratorie.  

La sanificazione ambientale da batteri multiresistenti

Il problema della crescita dei batteri multiresistenti si prefigura come un circolo vizioso: gli antibiotici nel mondo sono usati in modo sempre più massiccio, e più questi si diffondono, più i microbi sviluppano la capacità di resistenza.  

Sapendo questo, è essenziale che enti pubblici e privati conoscano e adottino le misure più adeguate a evitare l’emergere di tali batteri e soprattutto di infezioni da essi derivanti.  

Nelle strutture sociosanitarie, la gestione di pazienti con positività microbiologica a uno o più batteri multiresistenti richiede infatti necessariamente l’applicazione costante di specifiche pratiche assistenziali, atte a ridurne quanto più possibile la circolazione e la trasmissione.   

Un ruolo importante per contrastarle è rivestito dalla prevenzione, nella forma di attività corrette di sanificazione degli ambienti. Creare e preservare un ambiente a bassa carica microbica è infatti il primo passo per contrastare la formazione di batteri multiresistenti.  

È tuttavia necessario fare attenzione alle sostanze impiegate, perché anche l’efficacia dei disinfettanti per ambienti potrebbe essere compromessa dai meccanismi batterici. Mentre ancora si studia il confronto dei valori battericidi ottenuti dalla ricerca finora, effettuare test pratici sulle superfici è ideale per determinare l’effettiva sensibilità batterica ai diversi disinfettanti.  

AMIL Care, un valido alleato contro i batteri multiresistenti  

In definitiva, la maniera più efficace per contrastare i batteri multiresistenti è attivare un insieme di attività in sinergia che includono prevenzione delle malattie, campagne di sensibilizzazione, fornitura di migliori servizi igienico-sanitari, screening dei pazienti infetti e costante sorveglianza.  

E, per quanto riguarda la sanificazione ambientale, affidarsi sempre a professionisti del settore in grado di garantire sicurezza ed efficacia dei risultati.  

Per sapere come sanificare un ambiente, AMIL Care mette a disposizione il proprio expertise in ambito ospedaliero e non solo, a supporto della lotta ai batteri multiresistenti. Come sempre, vi invitiamo a contattarci per qualsiasi dubbio, domanda o curiosità sulla sanificazione degli ambienti.